Pentecostali nel mondo

Roma, Lunedì 27 Ottobre 2025 10:45

ISRAELE - IRAN. Tempi profetici

Stella di DavideISRAELE / IRAN 

TEMPI PROFETICI

La Parola di Dio è il quadro completo dei tempi dell’uomo. Perché davanti a Dio “ogni cosa è compiuta” (Giovanni 19:30). Dio conosce l’eterno presente ma pure si è compiaciuto di rivelarci la progressione dei tempi; ed ogni cosa si adempirà secondo il suo meraviglioso piano che porta al centro il sacrificio di Cristo per l’umanità. In questa progressione dei tempi, Israele, popolo eletto che mai Dio rinnegherà, rappresenta, a sua volta, il luogo centrale dei segni e degli adempimenti biblici. Una perfetta progressione che scorre nei secoli narrati dall’Antico Testamento al Nuovo Testamento, i quali segnano il passaggio dalla Legge alla Grazia. Un popolo eletto al quale Dio si è manifestato in modo “intimo” ma pure un popolo ribelle, dal collo duro e che ha pagato con grandi sofferenze: schiavitù, guerre, persecuzioni …. Il 14 maggio 1948 viene proclamato il nuovo Stato ebraico che si chiamerà Israele. Uno Stato indicativamente grande quanto la Lombardia, che conta 650 mila abitanti (1948) e che raccoglie su di sé gli occhi di tutte le comunità ebraiche della Diaspora. A monte di questo tempo, la Shoah (1941-1945), il tempo delle “ossa secche” (Ezechiele 37). Eppure, secondo la profezia, Dio ha raccolto (“vi ricondurrò nel paese d’Israele”, 37:12) e Dio ha benedetto (“ritornarono in vita, e si rizzarono in piè, ed erano un grandissimo esercito”, 37:10). Nonostante l’amore, i segni e le promesse, Israele resta ribelle al Figlio di Dio che muore in Croce ed ancora oggi aspetta il Messia. Ma anche in questo, vi è l’adempimento delle parole dell’apostolo Paolo: per la loro caduta, la salvezza è giunta agli stranieri (Romani 11:11); “un indurimento si è prodotto in una parte di Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri; e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto: “Il liberatore verrà da Sion”” (Romani 11:25-26). Una promessa biblica è che Israele sarà salvato. Israele riconoscerà in Cristo Gesù il Messia che ancora oggi aspetta. Ma prima di ogni liberazione, Dio porta Israele nel deserto, così come ha portato ciascuno di noi nel deserto, come anche Cristo fu portato nel deserto dallo Spirito Santo (Matteo 4:1). Perché è nella profondità e nel silenzio del deserto che Dio discute con l’uomo, allontanandolo dalle distrazioni, dalle mille voci e mille luci del mondo. Israele assediata dai nemici storici è il cammino verso il deserto che ancora non è giunto nella sua ultima pienezza; dopo, il riconoscimento e l’accettazione di Cristo il Messia. Come le doglie prima del parto, una grande sofferenza attraverserà Gerusalemme, come un fuoco disertante, prima della liberazione che “verrà da Sion”. “Guai alla ribella e contaminata … non ha ascoltata la voce, non ha ricevuta correzione, non si è confidata nel Signore, non si è accostata al suo Dio”; tuttavia, “Il Signore giusto è nel mezzo di lei … Il Signore Iddio tuo, che è dentro di te, il Possente, ti salverà…” (Sofonia cap. 3). “Il popolo che camminava nelle tenebre ha veduta una gran luce; la luce è risplenduta a quelli che abitavano nella terra dell’ombra della morte” (Isaia 9:1).

Se avete interesse ad approfondire questo tema focalizzato sugli Ultimi Tempi e sul ritorno del Signore, consigliamo la lettura del seguente libro scritto e pubblicato nel 2020 su Amazon:

ULTIMI TEMPI 2027 – Autore: Gianfranco Annino

A Dio tutta la gloria.

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Soltanto per FEDE

Soltanto per FEDE

Soltanto per FEDE

"Beati coloro che non hanno veduto,

ed hanno creduto".

Giovanni 20:29

C’è chi non crede, chi crede in se stesso, chi crede che qualcosa ci deve pur essere ma ci penso domani; ci sono poi tanti “cristiani” con un cristianesimo immaginario, autocostruito, il “fai da te” religioso. 

Ma c’è un solo Cristianesimo ed è quello fondato sulla Parola di Dio, Sacra Bibbia, che preannuncia il Messia nell’Antico Testamento e lo rivela pienamente nel Nuovo Testamento, svelando all’umanità il mistero della morte e resurrezione di Cristo quale unica Via della Verità che conduce alla Vita eterna. Cristo è la nostra Pasqua (1 Corinzi 5:7), il passaggio dalla morte alla vita, perché “per le sue lividure noi abbiamo ricevuto guarigione” (Isaia 53:5).

E come cristiani siamo chiamati a camminare per fede non per visioni (2 Corinzi 5:7); e “la fede è una sussistenza delle cose che si sperano, ed una dimostrazione delle cose che non si vedono” (Ebrei 11:1).

Nel cammino di fede attraverseremo per certo momenti difficili, di grande sofferenza; il deserto e la “valle dell’ombra della morte” (Salmo 23:4) sono una costante nella vita degli uomini. Anche Cristo passò per il deserto e fu proprio lo Spirito Santo a condurlo in questo luogo (Matteo 4:1).

La sofferenza ci porta nel deserto dove possiamo parlare con Dio, lontani dai rumori e dalle interferenze di questo mondo. Nel deserto dobbiamo ricordare tutti gli insegnamenti e le promesse di Cristo. Non c’è da vedere, da toccare o da sentire; c’è da esercitare la fede e confidare in Dio che ha dato Cristo alla croce per noi.

Dire che tutto umanamente andrà bene non è biblico.

Giovanni Battista, “la voce d’uno che grida nel deserto”, pur avendo offerto una meravigliosa testimonianza di Cristo, finisce i suoi giorni terreni prima in prigione e poi con la sua testa mozzata su un vassoio (Matteo 14:10).

Paolo, apostolo di Cristo, pur avendo offerto una potente e meravigliosa testimonianza di Cristo, viene offeso, perseguitato, imprigionato e quando chiede a Dio per ben tre volte un suo intervento, la risposta sarà “la mia grazia ti basta” (2 Corinzi 12:9).

Di queste testimonianze è piena la Bibbia.

La Lettera agli Ebrei al capitolo 11 parla di uomini e donne (Abele, Enoc, Noè, Abramo, Sara, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè) che “in fede sono morti … non avendo ricevute le cose promesse ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra”; perché per fede sapevano e cercavano una patria migliore, cioè la celeste (versi 13-16).

C’è un esempio straordinario nell’Antico Testamento dell’attitudine che un uomo di fede deve avere di fronte alle avversità, di fronte alla fornace della vita, ed è nelle parole di Sadrac, Mesac e Abed-nego allorquando risposero al re che chiedeva loro di inginocchiarsi davanti alla statua d’oro: “Ecco , l’Iddio nostro al quale serviamo, è potente per liberarci … Anche se questo non dovesse accadere … noi non serviremo i tuoi dei e non adoreremo la statua d’oro che tu hai fatto erigere” (Daniele 3:16-18).

Qual è la conclusione di questi insegnamenti biblici?

Dio è buono e misericordioso, qualunque cosa accada in questo tempo. Ci saranno tante cose che non comprenderemo, tanti perché (umanamente) senza risposta; tante situazioni dove non vedremo Dio cambiare le cose secondo i nostri progetti; persone care che perderemo, nonostante le nostre preghiere e le preghiere della chiesa. Servire Cristo è un alto privilegio che per grazia abbiamo ricevuto. “Poiché a voi è stato di grazia dato per Cristo, non solo di credere in lui, ma ancora di patire per lui” (Filippesi 1:29).

Dio è Santo, Santo, Santo! E la Sua sovranità governa ogni cosa per Cristo nostro Signore e Salvatore. Quanto a noi credenti, siamo chiamati ad arrenderci a Lui, ad essere come l’argilla nelle mani del vasellaio per essere vasi adatti a servire Cristo (Geremia 18:1-6).

Partecipiamo alle sofferenze di Cristo e partecipiamo alla gloria della resurrezione.

Tanti servitori hanno subito perdite familiari per proclamare Cristo oppure sono morti con gravi malattie o imprigionati per l’Evangelo, o in incidenti. E sempre, l’invito è a tenere fermo lo sguardo su Cristo, a guardare oltre i combattimenti di questo tempo, di questa vita, in questa terra straniera. Ancora oggi, la nostra chiamata in Cristo è ad alzare gli occhi e riguardare quella “patria migliore”, quella casa del Padre che ci attende.       

Per questo “Beati coloro che non hanno veduto, ed hanno creduto”.

A Dio tutta la gloria.

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Combattimenti

CombattimentiLa vita è un dono unico e meraviglioso ed è il dono d'amore di Dio. Tuttavia, per ogni cosa c'è un tempo, e questa umanità ci chiama a provare momenti felici ma anche momenti difficili. Anche i credenti (popolo di Dio) non sono sottratti dalla sofferenza. Come reagiamo nella sofferenza? La sofferenza proverà la nostra fede, la nostra fedeltà a Dio. La tentazione sarà quella voce interiore che vorrà attribuire a Dio la colpa di tutto. Ma sta a noi esercitare la fede e ricordare le promesse di Dio per i suoi figliuoli. "io sono il Signore Iddio tuo, che ti tengo per la man destra; che ti dico: Non temere, io ti aiuto" (Isaia 41:13). "Quando tu passerai per le acque, io sarò con te; e quando passerai per i fiumi, non ti affogheranno; quando camminerai per il fuoco non sarai arso ... perchè io sono il Signore Iddio tuo, il Santo d'Israele, tuo Salvatore" (Isaia 43:2-3). Dio è con noi, Dio cammina con il suo popolo e Dio conosce i nostri combattimenti. Dio è fedele. Dobbiamo anche ricordare, da un lato, il valore della sofferenza come momento di crescita personale e spirituale (1.), dall'altro, come strumento per l'adempimento del piano di Dio (2.).

1. "Poichè a voi è stato di grazia dato per Cristo, non solo di credere in lui, ma ancora di patire per lui, avendo lo stesso combattimento, il quale avete veduto in me, ed ora udite essere in me", dice l'apostolo Paolo (Filippesi 1:29-30). Nel fuoco l'oro acquista tutto il suo valore e risplende. "E' stato buono per me che io sono stato afflitto, affinché io impari i tuoi statuti" dirà Davide nel Salmo 119 (verso 71). 

2. La sofferenza, per i credenti, è nel piano di Dio. Noi non conosciamo il domani ma per fede siamo chiamati ad accettare la sua volontà per noi. "Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortica", dirà l'apostolo Paolo (Filippesi 4:13). Se leggiamo il contesto, il senso è che come cristiani il Signore ci dona la forza per sopportare ogni cosa, ogni tempesta, ogni deserto, ogni affronto. Tuttavia, e questo è il punto centrale - la questione del piano di Dio - "tutte le cose cooperano al bene, a coloro che amano Iddio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento" (Romani 8:28). A volte siamo chiamati alla sofferenza perchè questa è lo strumento per servire Cristo e tutto è nel perfetto piano di Dio. 

In conclusione: anche nel combattimento, per quanto buia possa essere "la valle dell'ombra della morte" (Salmo 23) ricordiamo sempre che come salvati per Grazia siamo nel piano di Dio ed Egli è con noi.

"Or ecco, io sono con voi in ogni tempo, infino alla fine del mondo. Amen." (Matteo, ultimo capitolo, ultimo verso)

Per qualsiasi richiesta o necessità scriveteci (ma prima preghiamo e chiediamo a Dio di intervenire).

Dio ci benedica.

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Cristo è la nostra Pasqua

Gesù è la Via la Verità e la VitaAl mondo, ci sono soltanto due categorie di persone, determinate da quel bivio della Via della Verità: quelli che sono in Cristo e quelli che non lo sono, quelli che hanno abbracciato la Croce e quelli che l’hanno rigettata. Conseguentemente, ci sono due modi per morire: nel Signore (Giovanni 14:3) o nella ribellione del peccato (Giovanni 8:24). Il buio della notte arriva; tutti attraverseremo “la valle dell’ombra della morte (Salmo 23:4) ma altra cosa è morire in Cristo perché come Cristo è risorto, così risorgeranno al suo ritorno coloro che hanno creduto.

(Tratto dal libro "Ultimi Tempi 2027", Amazon Libri).

I segni degli Ultimi Tempi

Israele - Stella di DavidTempi profetici. La Stella di David (Israele) riconoscerà "la radice e la progenie di Davide", Cristo, la Stella del Mattino (Apocalisse 22:16).

Israele sarà sempre il popolo eletto di Dio. L'apostolo Paolo ai Romani (capitolo 11) sottolinea questo aspetto; se è vero che c'è un popolo di credenti che ha riconosciuto in Cristo il Messia, c'è anche Israele che benchè ancora aspetti il Messia, un giorno riconoscerà Cristo Gesù come Colui che attende e come proprio Signore e Salvatore (Zaccaria 12:10). Quel giorno i due popoli - i cristiani ed Israele - saranno un solo popolo sotto la bandiera di Cristo, uniti dal sangue della Croce. Tuttavia, oggi Israele resta il popolo eletto e lo sguardo di Dio è attento; ogni cosa si manifesta in accordo alle Scritture, Parola di Dio, secondo la sua benignità, secondo le promesse ed il patto eterno da Abramo a Davide. Per questo, su Israele poggia la protezione di Dio e nessuna arma potrà cambiare le cose (Isaia 54:17). Perchè lo Spirito di Dio è sopra la casa d'Israele (Ezechiele 39:29). "Gerusalemme sarà una pietra pesante a tutti i popoli; tutti coloro che se la caricheranno addosso saranno del tutto lacerati. E tutte le nazioni della terra si raduneranno contro a lei" (Zaccaria 12:3). Israele, Israele, il tempo viene che riconoscerai la Pietra sulla quale è fondata la Chiesa, Cristo Gesù il Signore.

Preghiamo ed intercediamo per Israele, popolo eletto di Dio in cammino verso Cristo.

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Parola di Dio

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