ISRAELE - IRAN. Tempi profetici
ISRAELE / IRAN
TEMPI PROFETICI
La Parola di Dio è il quadro completo dei tempi dell’uomo. Perché davanti a Dio “ogni cosa è compiuta” (Giovanni 19:30). Dio conosce l’eterno presente ma pure si è compiaciuto di rivelarci la progressione dei tempi; ed ogni cosa si adempirà secondo il suo meraviglioso piano che porta al centro il sacrificio di Cristo per l’umanità. In questa progressione dei tempi, Israele, popolo eletto che mai Dio rinnegherà, rappresenta, a sua volta, il luogo centrale dei segni e degli adempimenti biblici. Una perfetta progressione che scorre nei secoli narrati dall’Antico Testamento al Nuovo Testamento, i quali segnano il passaggio dalla Legge alla Grazia. Un popolo eletto al quale Dio si è manifestato in modo “intimo” ma pure un popolo ribelle, dal collo duro e che ha pagato con grandi sofferenze: schiavitù, guerre, persecuzioni …. Il 14 maggio 1948 viene proclamato il nuovo Stato ebraico che si chiamerà Israele. Uno Stato indicativamente grande quanto la Lombardia, che conta 650 mila abitanti (1948) e che raccoglie su di sé gli occhi di tutte le comunità ebraiche della Diaspora. A monte di questo tempo, la Shoah (1941-1945), il tempo delle “ossa secche” (Ezechiele 37). Eppure, secondo la profezia, Dio ha raccolto (“vi ricondurrò nel paese d’Israele”, 37:12) e Dio ha benedetto (“ritornarono in vita, e si rizzarono in piè, ed erano un grandissimo esercito”, 37:10). Nonostante l’amore, i segni e le promesse, Israele resta ribelle al Figlio di Dio che muore in Croce ed ancora oggi aspetta il Messia. Ma anche in questo, vi è l’adempimento delle parole dell’apostolo Paolo: per la loro caduta, la salvezza è giunta agli stranieri (Romani 11:11); “un indurimento si è prodotto in una parte di Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri; e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto: “Il liberatore verrà da Sion”” (Romani 11:25-26). Una promessa biblica è che Israele sarà salvato. Israele riconoscerà in Cristo Gesù il Messia che ancora oggi aspetta. Ma prima di ogni liberazione, Dio porta Israele nel deserto, così come ha portato ciascuno di noi nel deserto, come anche Cristo fu portato nel deserto dallo Spirito Santo (Matteo 4:1). Perché è nella profondità e nel silenzio del deserto che Dio discute con l’uomo, allontanandolo dalle distrazioni, dalle mille voci e mille luci del mondo. Israele assediata dai nemici storici è il cammino verso il deserto che ancora non è giunto nella sua ultima pienezza; dopo, il riconoscimento e l’accettazione di Cristo il Messia. Come le doglie prima del parto, una grande sofferenza attraverserà Gerusalemme, come un fuoco disertante, prima della liberazione che “verrà da Sion”. “Guai alla ribella e contaminata … non ha ascoltata la voce, non ha ricevuta correzione, non si è confidata nel Signore, non si è accostata al suo Dio”; tuttavia, “Il Signore giusto è nel mezzo di lei … Il Signore Iddio tuo, che è dentro di te, il Possente, ti salverà…” (Sofonia cap. 3). “Il popolo che camminava nelle tenebre ha veduta una gran luce; la luce è risplenduta a quelli che abitavano nella terra dell’ombra della morte” (Isaia 9:1).
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ULTIMI TEMPI 2027 – Autore: Gianfranco Annino
A Dio tutta la gloria.
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La vita è un dono unico e meraviglioso ed è il dono d'amore di Dio. Tuttavia, per ogni cosa c'è un tempo, e questa umanità ci chiama a provare momenti felici ma anche momenti difficili. Anche i credenti (popolo di Dio) non sono sottratti dalla sofferenza. Come reagiamo nella sofferenza? La sofferenza proverà la nostra fede, la nostra fedeltà a Dio. La tentazione sarà quella voce interiore che vorrà attribuire a Dio la colpa di tutto. Ma sta a noi esercitare la fede e ricordare le promesse di Dio per i suoi figliuoli. "io sono il Signore Iddio tuo, che ti tengo per la man destra; che ti dico: Non temere, io ti aiuto" (Isaia 41:13). "Quando tu passerai per le acque, io sarò con te; e quando passerai per i fiumi, non ti affogheranno; quando camminerai per il fuoco non sarai arso ... perchè io sono il Signore Iddio tuo, il Santo d'Israele, tuo Salvatore" (Isaia 43:2-3). Dio è con noi, Dio cammina con il suo popolo e Dio conosce i nostri combattimenti. Dio è fedele. Dobbiamo anche ricordare, da un lato, il valore della sofferenza come momento di crescita personale e spirituale (1.), dall'altro, come strumento per l'adempimento del piano di Dio (2.).
Al mondo, ci sono soltanto due categorie di persone, determinate da quel bivio della Via della Verità: quelli che sono in Cristo e quelli che non lo sono, quelli che hanno abbracciato la Croce e quelli che l’hanno rigettata. Conseguentemente, ci sono due modi per morire: nel Signore (Giovanni 14:3) o nella ribellione del peccato (Giovanni 8:24). Il buio della notte arriva; tutti attraverseremo “la valle dell’ombra della morte (Salmo 23:4) ma altra cosa è morire in Cristo perché come Cristo è risorto, così risorgeranno al suo ritorno coloro che hanno creduto.


