Vivere è Cristo e morire guadagnoQualcuno potrebbe concludere che il senso è che i cristiani vogliono morire o che potrebbe essere lecito il suicidio o l’eutanasia. Così non è. Per meglio comprendere il contesto, sarebbe bene leggere Filippesi cap. 1 dal verso 12 al 26. Paolo ha conosciuto personalmente, realmente e profondamente Cristo; ed ha consacrato la propria vita a Lui, totalmente, senza riserve. Egli sa bene chi era prima di conoscere Cristo e come la grazia “sovrabbondata” lo ha trasformato. Potremmo dire che Paolo ha chiara la visione del passato e del futuro che l’attende. E’ ripieno di Spirito Santo ed animato quindi da un amore smisurato verso il Signore che lo ha “posto” al “ministerio” (1 Timoteo 1:12), “per la difesa dell’Evangelo” (Filippesi 1:17), tanto da dire in fede: “sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me” (Galati 2:20). Per questo amore così grande, noi “abbiamo molto più caro di partire dal corpo, e di andare ad abitare col Signore” (2 Corinzi 5:8).   I cristiani - coloro che sono nati di nuovo e camminano in ubbidienza - conoscono il valore prezioso della vita, del dono della salvezza in Cristo e del proprio compito in questo “passaggio” e non temono la morte.  In sostanza, noi che abbiamo conosciuto Cristo e siamo il Suo popolo, sappiamo da dove veniamo e sappiamo dove andiamo. In questa vita, sappiamo di essere forestieri ma con il compito di fare da ambasciatori per Cristo (Galati 5:20). Ma pure, il nostro cuore, i nostri pensieri ed il nostro sguardo sono verso il Maestro che aneliamo di incontrare “faccia a faccia” (1 Corinzi 13:12), “perché noi lo vedremo come Egli è" (1 Giovanni 3:2), secondo le promesse dell’Evangelo.