Rut: nelle tenebre la graziaRUT. Una storia meravigliosa: nelle tenebre la grazia

Il Libro di Rut ci racconta una storia meravigliosa che partendo dal profondo dolore di una semplice donna, evidenzia poi la grazia come manifestazione della potenza di Dio.

Sono molti gli insegnamenti che possiamo trarre dal Libro ma vogliamo focalizzare l’attenzione su 4 punti.

  1. Or Elimelec, marito di Naomi, morì, ed essa rimase con i suoi due figliuoli … Poi entrambi, Malon e Chilion morirono anch’essi” (Rut 1:3-5) ed anche Rut rimase vedova. Nessuna sofferenza è più grande della perdita dei propri figli o di una persona cara; una sofferenza senza fine, senza tempo. Anche noi, come popolo di Dio e come uomini, siamo sottoposti alle medesime sofferenze di questa generazione come conseguenza universale del peccato (1 Giovanni 5:19). Ma siamo salvati per grazia con la certezza che Cristo cammina con noi (Matteo, ultimo cap., ultimo verso) fino alla fine dell’età presente. Qualunque cosa accada, anche nella sofferenza più profonda, accettiamo che Egli è il Signore, l’Onnipotente, e tutto è rimesso nelle sue mani: “Qui è la sofferenza e la fede dei santi” (Apocalisse 13:10), “la sofferenza della speranza che voi avete nel Signor nostro Gesù Cristo” (1 Tessalonicesi 1:3).
  2. Rut ed Orpa rimasero vedove. “Allora esse alzarono la voce, e piansero di nuovo. E Orpa baciò la sua suocera; ma Rut restò appresso di lei” (Rut 1:14). Di fronte alla sofferenza, possiamo allontanarci oppure rimanere sulla “Via” della volontà di Dio. La famiglia di Cristo, quale popolo di Dio riscattato dal sangue dell’Agnello, è chiamata all’unità. Preghiamo “Padre Nostro …” perché è alla dimensione comunitaria che siamo chiamati, allo stare insieme in Cristo, per lodare e magnificare il suo Nome Altissimo e spandere il buon profumo di Cristo. “Nessuno, il quale messa la mano all’aratro riguarda indietro è adatto al regno di Dio” (Luca 9:62). E neppure è tempo di saltare da chiesa a chiesa. La Via della Verità tracciata da Cristo ha solo un senso: noi siamo chiamati ad andare avanti, in obbedienza e fedeltà, come atleti verso il traguardo. Cari fratelli in Cristo, prendiamo esempio da Rut; umanamente, era una donna affranta da un immenso dolore e senza prospettive ma Rut non andò via, rimase con la sua famiglia, Naomi.
  3. E Naomi, sua suocera, disse: Figliuola mia, non ti procaccerei io riposo per il tuo bene? Ora dunque Booz, con le cui fanciulle tu sei stata, non è egli nostro parente?” (Rut 3:1-2). Naomi è esempio di amore, di sostegno, di incoraggiamento; spinge Rut verso Booz, verso ciò che può essere il suo migliore futuro, il suo maggior bene. E secondo la cultura e le usanze del tempo, spinge Rut ai “piedi” (verso 4) di Booz. Il nostro parente prossimo è Cristo che ci ha riscattati dalla morte, “poiché Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figliuolo affinché chiunque creda in lui non perisca ma abbia la vita eterna” (Giovanni 3:16). Quando parliamo con le persone, indichiamo in Cristo l’unica Via di riscatto? Stiamo spandendo il buon profumo di Cristo? Stiamo mettendo l’Evangelo della Grazia avanti ad ogni nostro interesse terreno?
  4. "Allora Rut si gettò sulla sua faccia, e s'inchinò a terra, e disse a Booz: Perchè ho io trovato grazia davanti a te, che tu mi riconosca essendo io forestiera? (Rut 2:10) ... "Poi nell'ora del mangiare, Booz le disse: Accostati qua, e mangia del pane, e intingi il tuo boccone nell'aceto" (verso 14). “Booz dunque prese Rut, ed ella gli fu moglie; ed egli entrò da lei, ed il Signore le fece grazia d’ingravidare; e partorì un figliuolo” (Rut 4:13), “e lo chiamarono Obed. Esso fu padre d’Isai, padre di Davide” (verso 17). E torniamo all’Onnipotenza di Dio, dove ogni cosa è nelle sue mani e tutto gli è sottoposto: “e Booz generò Obed, di Rut” (Matteo 1:5), “e Giacobbe generò Giuseppe, marito di Maria, della quale è nato Gesù, che è nominato Cristo” (verso 16). Una donna umanamente provata, straniera, senza prospettive, rimane fedele e Dio la onora al punto di trovarsi scritta nella genealogia di Gesù Cristo e citata più volte nella Parola di Dio.

Quello che faremo nei momenti di maggior crisi e sofferenza, quello che faremo nel nostro deserto, è quello che ci definirà come cristiani. Gesù nel deserto, nella sofferenza e nella tentazione, ha già vinto per noi, e noi vinciamo in Cristo. Ci saranno momenti di forte contrasto e depressione, momenti in cui cadremo ma Cristo resta il nostro riscatto e la nostra vittoria. Restiamo sulla Via e testimoniamo di Lui. Nelle avversità, qualunque cosa accada, andiamo avanti per la Via, riguardando a Cristo. Dio è fedele ed onora sempre i suoi figliuoli. 

A Dio tutta la gloria.

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